Bruno Bassi (bruno@brunobassi.it)
L’uso dell’ipertesto per l’insegnamento della storia:
un’esperienza di progettazione (1996)

Questo articolo riporta alcuni dei risultati di una ricerca sull’uso delle tecnologie ipertestuali e multimediali per l’insegnamento della storia, che mirava a definire una struttura ideale per un sistema didattico e divulgativo a base ipertestuale dedicato alla storia della civiltà. La ricerca ha portato alla realizzazione di un prototipo di sistema multimediale chiamato MuG [1]. Questo prototipo ha in seguito costituito la base della realizzazione di Encyclomedia - Guida Multimediale alla Storia della Civiltà Europea [2].

In questo articolo tralasciamo deliberatamente di prendere in considerazione gli aspetti di carattere tecnico, e ci concentriamo invece sugli aspetti progettuali direttamente legati a considerazioni sui contenuti del sistema. Lungo la nostra discussione emergeranno quindi alcuni dei principali problemi che fronteggiano chiunque si occupi dello sviluppo di ipertesti in ambito storico, e in generale umanistico.

Scopi del progetto

Il progetto che ha portato allo sviluppo di Encyclomedia mirava a costruire un ipertesto multimediale per lo studio delle discipline storiche, non limitato alla storia politica, economica e sociale, ma che abbracciasse anche la storia dell’arte, della musica, della letteratura e del teatro, così come la storia della filosofia, della scienza e dello sviluppo tecnologico. Si trattava insomma di costruire le condizioni di possibilità informatiche per un approccio interdisciplinare alla storia della cultura. Il sistema avrebbe dovuto presentarsi come uno strumento didattico diretto a studenti dei primi anni di università, utilizzabile anche da parte di studenti degli ultimi anni della scuola superiore. L’esigenza di uno strumento didattico con queste caratteristiche è particolarmente sentita nelle facoltà universitarie italiane di area umanistica, dove spesso il corpo docente si trova a fronteggiare il problema di una insufficienza nella formazione di base di molti studenti. A queste facoltà accedono infatti numerosi studenti di formazione non liceale che, nonostante la buona volontà dei docenti, possono trovarsi in difficoltà a tenere il passo con una tradizione di insegnamento che tende necessariamente a dare per scontate certe competenze.

Era più che ragionevole che un progetto così ampio venisse realizzato su supporto informatico, per diverse ragioni. Primo, il supporto informatico garantiva una maggiore portabilità rispetto al supporto a stampa: orientativamente, la storia di un secolo avrebbe potuto essere contenuta in un unico CD-ROM, mentre il suo equivalente editoriale avrebbe necessariamente occupato uno o più volumi di un certo ingombro. Secondo, il supporto informatico avrebbe consentito lo sviluppo di una serie di strumenti interattivi di consultazione che offrissero al lettore un accesso semplice e immediato alle informazioni. Terzo, la tecnologia informatica multimediale consentiva di inserire nell’opera immagini in movimento, filmati, suoni e musica, e questa possibilità comportava evidentemente un salto di qualità determinante per un’opera didattica e divulgativa sulla storia della cultura: un testo di storia della musica poteva contenere esempi di brani musicali d’epoca, e la descrizione di un esperimento scientifico o il resoconto di una battaglia potevano essere svolti per mezzo di animazioni.

Il sistema avrebbe dovuto chiaramente essere un ipertesto: data l’interdisciplinarità dei contenuti, la cosa più desiderabile era che il lettore potesse passare liberamente da un argomento a altri argomenti correlati, seguendo collegamenti ipertestuali collocati dagli autori.

Studiare la storia al computer

Che la progettazione di un oggetto informatico debba sempre partire da un’analisi dell’utente a cui ci si rivolge è un principio da tempo acquisito fra i progettisti [3]. Nel nostro caso, dal momento che il problema era progettare un sistema dedicato alla didattica della storia, il punto di partenza è consistito nell’analizzare i tipi di attività che studenti e ricercatori di fatto mettono in pratica in questo campo, indipendentemente dal supporto informatico. In seguito si è tentato di costruire all’interno del sistema informatico una serie di ‘ambienti’ che riproponessero attività analoghe, integrandole fra loro.

Fra le attività comuni e quotidiane di chi studia argomenti di carattere storico vi sono la lettura di libri e la consultazione di dizionari, cronologie e carte geografiche. Si tratta di attività piuttosto distinte fra loro, che comportano livelli diversi di impegno cognitivo. La lettura di libri è un’attività caratterizzata generalmente da un certo grado di concentrazione e di continuità, necessario per la comprensione delle spiegazioni storiche e delle argomentazioni che le sostengono. La consultazione di dizionari e di testi di carattere enciclopedico è un’attività più sporadica, che consente un accesso diretto, tematico, a informazioni puntuali. La consultazione di cronologie e di atlanti consente di inquadrare i dati storici entro coordinate cronologiche e geografiche, e si rivela preziosa per l’orientamento e il posizionamento degli eventi storici entro queste coordinate.

Queste attività possono essere svolte in parallelo: durante la lettura di un libro di argomento storico, possiamo tenere aperti sul tavolo un dizionario, un atlante e una tavola cronologica, la cui consultazione ci consente di approfondire e di collocare in un contesto temporale e geografico quanto viene trattato nel libro che stiamo leggendo. L’integrazione reciproca fra queste diverse rappresentazioni del materiale storico sembra da un lato consentirci una comprensione migliore degli eventi storici entro il loro contesto, e dall’altro offrirci appigli più saldi per la memorizzazione di ciò che stiamo apprendendo.

Sulla base di questa classificazione di attività, Encyclomedia è stato dunque articolato in quattro ambienti principali, integrati fra loro. Gli ambienti sono detti ‘Libri’, ‘Schedario’, ‘Cronologie Interattive’ e ‘Atlante Storico Interattivo’. Questa articolazione in ambienti è stata pensata su misura per un ipertesto di argomento storico; tuttavia una organizzazione simile potrebbe, con alcuni accomodamenti, essere riutilizzata con buoni risultati anche in sistemi destinati a ospitare altri contenuti.

I Libri sono monografie multimediali dedicate a argomenti specifico di storia politica, economica, sociale, o di storia dell’arte, della musica, della filosofia o della scienza. Le Schede sono brevi voci dedicate a eventi, personaggi, concetti, informazioni bibliografiche o luoghi geografici. L’ambiente delle Cronologie Interattive è un flessibile ambiente di ricerca e organizzazione dell’informazione, in grado di generare Cronologie grafiche relative a periodi, argomenti, personaggi e aree geografiche specificati dal lettore o dagli autori. L’Atlante Storico è ambiente di consultazione geografica, in cui compaiono i confini degli Stati europei per ogni anno, e che contiene animazioni dei principali eventi militari. Un quinto ambiente, gli ‘Appunti’, consente al lettore di scrivere schede proprie e di collegarle ad altre parti dell’ipertesto.

L’organizzazione testuale

Questa sezione descrive l’organizzazione ipertestuale degli ambienti di Encyclomedia, che presentano prevalentemente testo destinato alla lettura, cioè i Libri e le Schede. Il problema dell’organizzazione testuale è estremamente importante negli ipertesti: un ipertesto permette potenzialmente ai suoi autori di collegare fra loro parti di testo, ma un uso poco sistematico dei collegamenti può portare a un sistema che si legge con difficoltà.

In particolare, nella letteratura sugli ipertesti si fa classicamente riferimento al problema del sovraccarico cognitivo, che secondo Conklin (1987) riguarda "lo sforzo e la concentrazione aggiuntivi che sono necessari per portare avanti molte azioni o percorsi contemporaneamente". Dal punto di vista della lettura ipertestuale Conklin osserva che l’ipertesto mette il lettore nella condizione di dover fare continuamente delle scelte a proposito dei collegamenti da seguire, e che questo rischia di distrarre il lettore dai contenuti della lettura.

Per ridurre l’effetto di sovraccarico cognitivo, Conklin propone tre strategie di indole tecnologica: rendere immediata la comparsa dei nuovi nodi, fornire al lettore una breve spiegazione del collegamento prima di far comparire il nuovo nodo, e mostrare la mappa della zona di ipertesto a cui il collegamento conduce.

Nella progettazione di Encyclomedia si è tentato di affrontare il problema del sovraccarico cognitivo anche con strumenti semiotici, identificando i tipi di testualità che potevano meglio prestarsi allo studio della storia al computer, e definendo una serie di linee-guida per la stesura dei testi e per la creazione di collegamenti.

Data la complessità della materia da trattare, era evidente che il sistema avrebbe dovuto contenere testi monografici di un certo respiro, con un’organizzazione almeno preferenzialmente sequenziale, per l’esposizione di spiegazioni storiche ragionate. Questi testi preferenzialmente sequenziali sarebbero diventati in seguito i ‘Libri’ di Encyclomedia. Ora, chiaramente il testo dei Libri avrebbe dovuto rimandare a punti di altri Libri su argomenti correlati. Questi collegamenti sarebbero stati numerosi, e i loro punti di partenza avrebbero potuto essere indicati da parole e espressioni sottolineate, o altrimenti evidenziate.

La maniera più semplice e economica per la definizione della rete ipertestuale sembrava in un primo momento quella di realizzare collegamenti diretti da un punto di un Libro a un punto di un altro (o dello stesso) Libro: il lettore avrebbe potuto seguire questi collegamenti con un semplice clic, come avviene nella maggior parte degli ipertesti in circolazione. Ma questo avrebbe comportato che per seguire sensatamente un collegamento il lettore avrebbe dovuto interrompere la lettura del testo di partenza. Inoltre, il più delle volte il lettore di un ipertesto attiva un rimando non tanto per accedere a una spiegazione dettagliata del nuovo argomento, di carattere discorsivo o narrativo, ma semplicemente per chiarirsi le idee, o per rinfrescarsi la memoria, su un dettaglio del testo che ha sotto gli occhi.

Abbiamo quindi previsto per il nostro ipertesto un secondo tipo di nodi, oltre ai Libri stessi. Questi nodi sono le ‘Schede’, nodi di solo testo, molto concisi (dell’ordine di cinque-sei righe), su singole unità di informazione. Le Schede vengono presentate a video in un’apposita finestra (spostabile) di piccole dimensioni, che può comparire in sovrapposizione alla finestra a tutto schermo che mostra una pagina di un Libro, nascondendone soltanto una piccola parte.

Si è stabilito che tutti i collegamenti ipertestuali in partenza da espressioni del testo dei Libri dovessero rimandare a Schede; ogni Scheda, dal canto suo, avrebbe potuto contenere sia collegamenti a uno o più Libri (esplicitamente segnalati come tali), sia collegamenti a altre Schede (in partenza da parole sottolineate nel testo della Scheda). In questa maniera il collegamento fra Libro e Libro esiste comunque, ma, salvo eccezioni, è sempre mediato da una Scheda. Quando il lettore agisce su una parola sottolineata nel testo di un Libro, la finestra a tutto schermo in cui è visualizzato il Libro resta al suo posto, ma compare sopra di essa una piccola Scheda che dà informazioni sintetiche pertinenti. Il lettore può decidere con un’occhiata se ignorare o leggere la Scheda, dopodiché può scegliere se accontentarsi delle informazioni che essa fornisce oppure approfondire ulteriormente l’argomento abbandonando il Libro di partenza e seguendo uno dei collegamenti che dalla Scheda portano a altri Libri o a altre Schede.

Figura 1. I rapporti ipertestuali fra Libri e Schede. Mentre le Schede sono collegate fra loro, non esistono (salvo alcune eccezioni) collegamenti ipertestuali diretti fra Libro e Libro. Il passaggio da un Libro all’altro richiede l’apertura di una o più Schede.

In questo modo il sovraccarico cognitivo è potenzialmente evitato. I collegamenti che puntano a Schede vengono ad assumere un ruolo cognitivo diverso da quelli che puntano a Libri. Mentre i primi sono collegamenti ‘immediati’, che possono essere seguiti all’istante senza abbandonare il filo di un discorso iniziato in precedenza, i secondi costituiscono collegamenti ‘impegnativi’, che proiettano il lettore in un ambiente testuale diverso dal precedente. Questa distinzione fra due tipi di collegamenti si riflette nell’interfaccia utente di Encyclomedia: mentre i collegamenti a Schede sono indicati da espressioni sottolineate nel testo, i collegamenti a Libri sono segnalati in maniera esplicita, e etichettati con il titolo del Libro e del capitolo a cui conduce il collegamento.

Questo tipo di organizzazione testuale facilita l’orientamento, poiché il fatto che lo Schedario stesso contenga collegamenti ipertestuali interni consente al lettore che intende passare da un Libro all’altro di correggere il tiro, dal momento che egli può benissimo passeggiare fra le Schede prima di fare la sua scelta. Inoltre, essa consente diverse modalità d’uso dello stesso ipertesto, che diventa utilizzabile sia come strumento di lettura ragionata (incentrata sui Libri), sia come strumento di consultazione veloce (incentrata sulle Schede).

Per riassumere: la soluzione che Encyclomedia propone al problema del sovraccarico cognitivo è un’organizzazione ipertestuale a due livelli, composta da:

1. un ipertesto di ‘Schede’, nodi di solo testo e di piccole dimensioni, ciascuna delle quali si riferisce (idealmente) a una singola unità di informazione. I testi delle Schede sono costruiti in modo da poter essere posti a fianco di testi di maggiore respiro senza disturbare la lettura di questi ultimi; in altri termini, essi possono essere letti in presenza di altri testi.

2. Un insieme di ‘Libri’, che contengono testi di un certo respiro, eventualmente multimediali, a ordinamento preferenzialmente sequenziale. Quelli dei Libri sono testi relativamente autonomi, costruiti per prendere il posto di altri nell’attenzione del lettore.

Le Cronologie Interattive

Il classico collegamento ipertestuale, su cui sono in definitiva basati lo Schedario e i Libri di Encyclomedia, produce una consultazione molto efficace a livello locale, poiché consente al lettore di passare in maniera immediata da un certo argomento a argomenti correlati secondo criteri associativi, selezionando le direzioni di approfondimento e di contestualizzazione. Tuttavia appare estremamente indesiderabile che la consultazione di un ipertesto di una certa dimensione sia affidata esclusivamente a criteri associativi locali: senza adeguati strumenti di rappresentazione globale dei contenuti, il lettore di un ipertesto può facilmente provare la sensazione di trovarsi imprigionato all’interno di un labirinto, senza la possibilità di avere visioni d’insieme dei contenuti del sistema. Anche in Encyclomedia era dunque necessario offrire al lettore strumenti di orientamento che da un lato facilitassero l’orientamento entro la rete ipertestuale, e dall’altro consentissero il reperimento di informazioni specifiche in maniera efficace.

Spesso negli ipertesti questa esigenza viene parzialmente risolta per mezzo di mappe che mostrano l’organizzazione dei contenuti dell’ipertesto. Queste mappe possono essere generate automaticamente dal sistema, oppure disegnate una ad una dagli autori dell’ipertesto. Dal momento che Encyclomedia avrebbe dovuto contenere un ipertesto di grandi dimensioni, dai contenuti estremamente variegati, questa seconda strada avrebbe richiesto una enorme quantità di lavoro addizionale, ed era quindi assai poco praticabile. L’alternativa immediata sarebbe stata lo sviluppo di uno strumento che generasse automaticamente una mappa dei nodi e dei collegamenti dell’ipertesto. Uno strumento del genere avrebbe però rischiato di produrre mappe troppo complesse per poter essere utilizzate con profitto dal lettore. Per ridurre la complessità delle mappe automatiche esistono diverse strategie possibili: per esempio, si può pensare di generare mappe locali, che anziché mostrare l’intera rete ipertestuale si limitino a una zona specifica dell’ipertesto; oppure, si può pensare di assegnare etichette ai collegamenti (indicatori di importanza, o parole chiave), e di filtrare la visualizzazione dei collegamenti sulla mappa tramite queste etichette. Tuttavia queste strategie ci parevano difficilmente controllabili, e non risolvevano comunque una perplessità di fondo nei confronti dell’idea di una mappa che rappresenta la struttura di una rete ipertestuale come insieme di nodi e di collegamenti. La nostra sensazione era che più che mostrare al lettore questa struttura come tale, che è qualcosa di generalmente estraneo ai lettori odierni, fosse importante creare uno strumento di orientamento basato su competenze presumibilmente familiari ai lettori.

Dato che Encyclomedia doveva essere un sistema dedicato alla rappresentazione del sapere storico, la strada migliore sembrava quella di riproporre nel sistema la pratica di consultazione di tavole cronologiche. Le tavole cronologiche costituiscono infatti un criterio di presentazione e sistematizzazione degli eventi storici generalmente accettato e riconosciuto nella nostra cultura, e comunemente utilizzato nei libri di testo per offrire al lettore sia quadri riassuntivi di ampio respiro, sia informazioni dettagliate su argomenti specifici.

L’utilizzo di tavole cronologiche si presentava come una strategia di particolare utilità didattica rispetto alle finalità del nostro progetto. Dato che Encyclomedia avrebbe dovuto prestarsi a fornire una formazione umanistica di base, l’enfasi sugli aspetti cronologici del sapere storico poteva contribuire a colmare alcune carenze riscontrate nell’educazione tradizionale in questo campo. Come osservava Umberto Eco, svolgendo indagini informali si scopre facilmente che la conoscenza dei rapporti cronologici è spesso notevolmente distorta, anche fra persone di cultura medio-alta, in rapporto a certe idiosincrasie nell’organizzazione del tradizionale curriculum educativo. Ad esempio, il fatto che fra Agostino di Ippona e Tommaso D’Aquino trascorra un periodo di tempo superiore a quello che separa Tommaso da noi può apparire controintuitivo a molte persone, abituate a associare i due filosofi alla comune etichetta storiografica ‘Medioevo’.

Le tavole cronologiche di cui dotare il nostro sistema avrebbero dovuto essere utilizzabili anche come strumenti di raffronto interdisciplinare, colmando così una ulteriore lacuna nell’insegnamento delle discipline storiche, legato a un trattamento settoriale difficile da evitare con strumenti didattici tradizionali. Nelle nostre scuole, anche uno studente che abbia seguito corsi di buon livello in diverse discipline storiche ha generalmente serie difficoltà nel mettere in rapporto fra loro le notizie che gli provengono da questi diversi corsi, e a rendersi conto delle contemporaneità fra eventi e personaggi associati a diverse discipline. Una tavola cronologica a due dimensioni, organizzata secondo periodi di tempo e discipline, può ad esempio mostrare allo studente la contemporaneità fra personaggi come Bacon, Cervantes, Caravaggio e Galilei.

Le cronologie riportate su testi a stampa possono essere strumenti di consultazione molto utili, ma hanno il limite di essere presentate a un livello di approfondimento prefissato e non modificabile dal lettore. Questo limite è strettamente legato alla tecnologia della stampa, dove un sistema di cronologie organizzato a diversi livelli di approfondimento sarebbe sia estremamente ingombrante in termini di pagine a stampa, sia estremamente difficoltoso in termini di consultazione.

Nella progettazione di Encyclomedia ci si è proposti di utilizzare le capacità di elaborazione e di visualizzazione dinamica del computer per dare al lettore la possibilità di consultare cronologie su qualunque argomento o periodo di suo interesse, a qualunque livello di dettaglio. Volevamo che il nostro sistema fosse in grado di rispondere, tramite la generazione di una tavola cronologica, sia a richieste molto generali, quali "mostrami gli eventi principali della storia della cultura europea nel Seicento", sia a richieste ben più specifiche, quali, diciamo, "mostrami una cronologia sulla scultura a Roma fra il 1600 e il 1620".

In linea di principio, abbiamo ipotizzato di collocare ogni evento storico all’interno di uno spazio a tre dimensioni, i cui tre assi corrispondessero rispettivamente al tempo, agli argomenti e alla geografia (figura 2). Il lettore avrebbe poi potuto vedere sullo schermo degli spaccati di questo spazio tridimensionale, mantenendo una barra del tempo in ascissa e collocando in ordinata una classificazione tematica o geografica, a sua scelta (figure 3-5).

 

Figura 2. gli eventi sono idealmente posizionati all’interno di uno spazio tridimensionale, i cui assi rappresentano rispettivamente tempo, argomenti e aree geografiche.

Figura 3. Il lettore può vedere sullo schermo uno spaccato dello spazio tridimensionale di figura 2, con il tempo in ascissa e gli argomenti o l’area geografica in ordinata. In questo esempio semplificato, in ordinata è presente una suddivisione indicativa per argomenti; all’interno del grafico sono visibili alcuni eventi puntuali, collocati secondo il periodo e l’argomento relativi.

Figura 4. In questo esempio, il lettore può vedere sullo schermo uno spaccato dello spazio tridimensionale di figura 2, con il tempo in ascissa e le aree geografiche in ordinata. All’interno del grafico sono visibili, collocati secondo l’area geografica in cui sono accaduti, gli stessi eventi puntuali che la figura 3 presenta secondo l’argomento.

Figura 5. Nelle Cronologie sono visibili anche eventi durativi, fra cui, ad esempio, le vite di personaggi storici. Un evento durativo è rappresentato tramite una sorta di graffa orizzontale.

Per essere veramente efficaci a livello di consultazione, queste cronologie informatiche avrebbero dovuto soddisfare i seguenti requisiti:

ü Funzionalità a diversi livelli di dettaglio, ovvero possibilità di generare cronologie utili e corrette di carattere sia molto generale che molto specifico.

ü Possibilità di approfondimento e generalizzazione dinamici: lo strumento avrebbe dovuto consentire operazioni di zoom rispetto al periodo, all’argomento e all’area geografica selezionati. In particolare, partendo da una Cronologia avrebbero dovuto essere possibili le seguenti azioni:

1. Ridurre (o estendere) il periodo di tempo da cronologizzare.

2. Restringere (o ampliare) sia l’area geografica che il campo tematico di interesse.

3. Passare da una visualizzazione tematica a una geografica (e viceversa) degli eventi.

ü Integrazione con gli altri ambienti del sistema, e in particolare con testi che illustrassero i singoli eventi e evidenziassero le relazioni fra di essi.

Per poter soddisfare questi requisiti si è creato un database di eventi storici (o ‘banca eventi’), strutturato secondo le tre coordinate principali del periodo, degli argomenti e delle aree geografiche. In altri termini, ogni singolo evento viene rappresentato tramite un elemento di questa banca eventi, e viene indicizzato sulla sua datazione e su due insiemi di parole chiave, tematiche e geografiche. In questa maniera, ogni Cronologia viene generata automaticamente tramite tecniche di information retrieval.

Il termine ‘evento’ in Encyclomedia è impiegato in senso lato, senza particolari relazioni con ciò che gli storici chiamano ‘storia evenemenziale’. Un evento è un'informazione che può essere ancorata a coordinate spaziali e temporali o, in altri termini, un'informazione che può essere delimitata dal punto di vista geografico e dal punto di vista della datazione. In questo senso sono eventi tanto la pubblicazione di un'opera quanto la guerra dei Trent'anni, uno scambio epistolare o la vita di un personaggio.

Ogni Cronologia è dunque il risultato di una ricerca sulla banca eventi, formulata secondo una sintassi estremamente semplice. Per esempio, la formula di ricerca per una Cronologia sulla scultura a Roma fra il 1600 e il 1620 è semplicemente "scultura, Roma, 1600-1620". Una Cronologia degli eventi principali della storia delle arti in Europa nell’intero diciassettesimo secolo viene prodotta dalla formula "arti, Europa, 1600-1700". Si possono formulare richieste più complesse tramite gli operatori booleani and, or e not.

In questa sintassi, il primo termine che compare nella formula è il ‘termine focalizzato’ (o ‘focus’) della ricerca, sulla base del quale viene impostata la ripartizione in argomenti o aree geografiche che compare sull’asse verticale della Cronologia: ad esempio, la ricerca "arti, Europa, 1600-1700" organizza la Cronologia secondo il termine ‘arti’ e i suoi figli (‘arti visive’, ‘musica’, ‘letteratura’...), offrendo così una classificazione per argomenti; viceversa, la ricerca "Europa, arti, 1600-1700" privilegia una visualizzazione geografica, basata sul termine ‘Europa’ e sui suoi figli (‘Isole Britanniche’, ‘Francia’, ‘Italia’...).

Gli autori dell’ipertesto possono creare da qualunque punto degli altri ambienti di Encyclomedia un collegamento a una Cronologia specificando alla partenza del collegamento la formula di ricerca desiderata. Ciascun lettore può accedere facilmente alle cronologie suggerite dagli autori, e può richiederne qualunque altra di sua iniziativa. Le operazioni di zoom sul periodo, sull’argomento e sull’area geografica agiscono modificando la formula di ricerca che ha generato la Cronologia attualmente visualizzata.

Ciascun evento che compare nelle Cronologie è trattato in una Scheda, che il lettore può richiamare facendo clic sull’evento.

Alla base del funzionamento delle Cronologie vi sono due strutture di dati correlate: in primo luogo, un protocollo formalizzato per la descrizione di ciascun singolo evento storico; in secondo luogo, un Thesaurus navigabile in cui vengono espresse relazioni fra i termini utilizzati per indicizzare gli eventi.

Il Thesaurus

Come abbiamo visto, una Cronologia di Encyclomedia ripartisce gli eventi sulla base di una classificazione in Iponimi del termine focalizzato; l’utente può utilizzare questa e altre classificazioni per effettuare operazioni di zoom geografico e tematico. Queste operazioni sono possibili grazie al fatto che i termini su cui sono indicizzati i singoli eventi sono organizzati in un Thesaurus, in cui vengono rappresentati vari tipi di legame fra essi. Questo Thesaurus non va inteso come un modello semantico o cognitivo riferito alla struttura del sapere storico, ma semplicemente come uno strumento di consultazione. Esso si propone di organizzare in strutture arborescenti i termini su cui è ragionevole che il lettore di un ipertesto sulla storia della civiltà possa voler richiedere una Cronologia; la sua organizzazione, più che mirare a un’analisi formalizzata del sapere storico, è basata su criteri di buon senso e sulle presunte aspettative del lettore di Encyclomedia.

L’organizzazione del Thesaurus è comunque profondamente ispirata ai problemi semiotici relativi alla rappresentazione del significato dei termini linguistici. La definizione delle relazioni previste dal Thesaurus è il risultato di un lavoro teorico che tendeva a risolvere, per scopi pratici di consultazione, una serie di tensioni fra i concetti di dizionario e di enciclopedia (Eco 1984). Come un dizionario, il Thesaurus comprende un insieme finito di termini e di relazioni fra di essi; come in un modello enciclopedico o rizomatico (vedi Deleuze e Guattari 1976), queste relazioni danno luogo a incroci e a grafi complessi, che spesso dipendono da caratteristiche idiosincratiche dell’uso dei vari termini.

Nella sua forma più semplice, un thesaurus è un albero di Porfirio in cui ogni genere si articola in un insieme di specie che lo esauriscono. Come è stato ampiamente dimostrato (vedi Eco 1983; 1984), una simile struttura è insufficiente per rappresentare il lessico di una lingua naturale, e sarebbe altrettanto insufficiente come criterio di orientamento per la consultazione del sapere storico. Dato che il nostro Thesaurus doveva essere in primo luogo uno strumento di consultazione e di navigazione ipertestuale, questa struttura ad albero è stata comunque assunta come base di partenza, dal momento che consentiva di presentare classificazioni in un formato presumibilmente familiare agli utenti potenziali del nostro sistema.

Per semplicità di esposizione, diremo dunque che il Thesaurus di Encyclomedia organizza i termini utilizzabili per la ricerca in strutture gerarchiche ad albero. Tuttavia l’organizzazione ad albero non è un vincolo, ma semplicemente un criterio orientativo, che viene trasgredito ogni qual volta un caso particolare renda opportuna una certa trasgressione. Questo significa che il Thesaurus è in realtà un grafo, o meglio un insieme di alberi degenerati, che presentano svariate irregolarità locali. Non ci sono vincoli particolari riguardo al numero e alla forma di questi alberi. Uno stesso termine può comparire contemporaneamente in molti alberi, con l’unico vincolo di non poter essere discendente o progenitore di sé stesso. Esiste inoltre un ampio insieme di termini isolati, che non sono connessi da legami con altri termini.

Alcuni esempi: il Thesaurus degli argomenti contiene un albero principale, la cui radice è il termine ‘argomenti’, e i cui figli sono ‘politica economia società’, ‘scienza e tecnologia’, ‘arti’ e ‘filosofia e scienze umane’; ciascuno di questi termini ha ulteriori discendenti, scelti sulla base delle suddivisioni disciplinari più intuitive per il lettore contemporaneo. Una serie di altri alberi offrono classificazioni alternative degli eventi di aree specifiche: ad esempio, le opere d’arte sono classificate anche per soggetto e per genere.

La parte geografica del Thesaurus presenta una classificazione basata sulle divisioni amministrative attuali, utile per formulare richieste come "dimmi cos’è accaduto nell’attuale Toscana". Esiste inoltre una serie di alberi geopolitici relativi a singoli anni della storia, per cui è possibile, ad esempio, formulare richieste sugli eventi accaduti entro i domini dell’Impero Germanico in un certo periodo.

Conclusione

In questo articolo abbiamo cercato di presentare alcuni dei problemi relativi alla progettazione di un sistema ipertestuale di argomento storico con finalità didattiche. Come si è visto, il lavoro richiesto da un simile ipertesto non si riduce affatto alla creazione di ‘collegamenti’ fra ‘nodi’ di testo; questa importante attività deve piuttosto inserirsi in un contesto progettuale attentamente studiato.

Tuttavia, oltre alle questioni progettuali in senso stretto, esistono altri fattori di carattere più generale che possono influenzare notevolmente lo sviluppo e la lettura degli ipertesti, e quindi determinare in qualche misura il tipo di didattica della scuola futura. Esistono infatti maniere molto diverse di intendere l’ipertesto e il suo ruolo educativo. In particolare, vorremmo qui menzionare brevemente un punto di tensione riguardo alla metafora di base a cui assimilare l’ipertesto, che può essere ispirata a un modello ‘cognitivista’ o a una concezione ‘sociolinguistica’ (vedi Barrett 1989, Bassi 1995).

Se adottiamo una metafora cognitivista, tenderemo a pensare che l’ipertesto sia uno strumento per rappresentare ‘concetti’, ‘idee’ o altre cose del genere in maniera più o meno analoga qualcosa che accade nella mente. Questo potrebbe portarci a ritenere che l’ipertesto sia il tramite di un tipo di comunicazione privilegiato, che rispecchia il funzionamento del pensiero umano e consente una comunicazione ‘trasparente’. A nostro avviso questa linea di pensiero porta a diverse difficoltà teoriche e pratiche, e produce una visione relativamente nozionistica dell’educazione ipermediale. In alternativa, possiamo vedere l’ipertesto come una tecnologia della comunicazione usata per produrre testi, oggetti culturali fatti per essere letti e interpretati; l’ipertesto sarà quindi un medium fra gli altri, utilizzabile con efficacia per la circolazione delle conoscenze in alcuni ambiti. Ogni collegamento andrà visto come un riferimento testuale esplicito, che prima di poter connettere due concetti deve poter mettere in relazione due brani di testo. Anche i collegamenti diventano quindi elementi testuali, soggetti a loro volta a interpretazione.

Solo adottando questa seconda prospettiva aveva senso per noi pensare a un sistema ipertestuale nell’ambito dell’insegnamento e della divulgazione di problematiche storiche, dove qualunque progetto educativo che si rispetti non può che avere fra i suoi primi scopi il tentativo di suscitare nello studente l’atteggiamento critico e la capacità di affrontare qualunque dato secondo diverse prospettive.

Note

[1] MuG è stato progettato e sviluppato da Daniele Barbieri, Bruno Bassi, Giulio Blasi e Costantino Marmo sotto la supervisione di Umberto Eco. La parte teorica della ricerca è stata svolta presso la Cattedra di Semiotica dell’Istituto di Discipline della Comunicazione dell’Università di Bologna. Lo sviluppo pratico del prototipo non sarebbe stato possibile senza il generoso appoggio dell’Olivetti, che ha messo a nostra disposizione le macchine e il software necessari al progetto. Vedi Barbieri 1993, Bassi 1992.

[2] Encyclomedia - Il Seicento, ideata e diretta da Umberto Eco, progettata e curata da Horizons Unlimited (Bologna), Opera Multimedia, 1995.

[3] Vedi qualunque buon manuale sulla progettazione informatica, ad esempio Thimbleby 1990.

Riferimenti bibliografici

Barbieri, Daniele
1993 "Progettare l’interazione", Lineagrafica 1, gennaio 1993.

Barrett, Edward
1989 "Introduction: Thought and Language in a Virtual Environment", in Barret (ed.), The Society of Text, MIT Press, Cambridge (MA), 1989, pp. xi-xix.

Bassi, Bruno
1992 "La Guida Multimediale alla Storia della Civiltà Europea - Un sistema multimediale per l’apprendimento e la ricerca storica", Golem IV-8.
1995 "Ipertesti e pratica educativa", in Semiotica e educazione, numero monografico di Versus, a cura di Bruno Bassi e Mario Gennari.

Conklin, Jeff
1987 "Hypertext: An Introduction and Survey", IEEE Computer 20, 9, September 1987, pp. 17-41 (ristampato in Greif (ed.) 1988).

Eco, Umberto
1983 "L’Antiporfirio", in Vattimo e Rovatti 1983 (anche in Umberto Eco, Sugli specchi, Milano, Bompiani, 1985).
1984 Semiotica e filosofia del linguaggio, Torino, Einaudi.

Deleuze, Gilles e Félix Guattari
1976 Rhizome (Introduction), Paris, Minuit (tr. it. Rizoma, Parma-Lucca, Pratiche, 1977).

Thimbleby, Harold
1990 User Interface Design, New York, Addison-Wesley.


Questo scritto è stato pubblicato in: Storia & Computer, a cura di Simonetta Soldani e Luigi Tomassini, Milano, Bruno Mondadori, 1996.